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Home CulturaArte Locus Amoenus. A Volterra il Teatro in Mostra
Teatro Persio Flacco

Arti in mostra

In attesa di una prossima riapertura dei teatri italiani, il Teatro Persio Flacco di Volterra lancia “Locus Amoenus”, il Teatro in Mostra,
Un progetto che ha visto l’Accademia dei Riuniti, con soci e sostenitori, impegnata in un articolato ed elaborato allestimento, in vista dell’apertura estiva.

Perché “Locus Amoenus?

Locus Amoenus è l’espressione che indica nella tradizione letteraria un luogo “incantevole”. Molto amato nei classici di Omero e Virgilio, è un topos che si ripropone anche nella cinematografia moderna. Un luogo che fa pensare al verde, alla natura, così come rappresentato nelle arti figurative, ma concettualmente risponde all’idea di un luogo libero, senza mura.

Ecco perché “Locus Amoenus” come titolo identificativo del progetto di Teatro in Mostra, perché il teatro è il luogo ideale ad accogliere le arti, qualsiasi esse siano.
Questa mostra è un viaggio tra tele e colori, candido alabastro di tradizione ed  innovazione, oltre ad opere d’ingegno interessanti e fuori dai canoni.
Un modo per accogliere coloro che vorranno goderne, nel nostro luogo incantevole, altrimenti detto: Teatro Persio Flacco.

Alabastri Rossi per Locus Amoenus

I vasi magistralmente scolpiti, gentilmente concessi in esposizione da Rossi Alabastri lo scorso anno, sono entrati di diritto nel circuito della mostra, come segno di tradizione e bellezza, tipico della nostra città.

Nel voler delineare i contenuti della mostra, abbiamo scelto di iniziare proprio dai vasi già presenti in teatro, che abbelliscono l’ingresso in platea.

Piero Fiumi, oltre alle opere, ci ha concesso anche uno spaccato storico sui viaggiatori dell’alabastro che mettiamo di seguito.

Piero FiumiI viaggiatori dellAlabastro

Agli albori dell’Ottocento, quando l’industria alabastrina intensificò gli sforzi per allargare la diffusione dei suoi prodotti sui mercati esteri, ebbe inizio quel caratteristico movimento di esportazione promosso dai “viaggiatori” volterrani, i quali usavano accompagnare la merce per curarne lo smercio.

Da principio si provarono vendite sulle piazze italiane ed europee; i più animosi varcarono poi gli oceani e si inoltrarono anche in terre poco note agli europei.

Chi aveva la fortuna di indovinare la “piazza” buona, faceva ottimi affari e chi invece aveva la sventura di capitare in piazze sbagliate, rimetteva del suo e faceva rimettere a chi gli aveva affidato merce e capitali. Importanti iniziative nei primi dell’Ottocento furono quelle di alcune società tra le quali Falchi, Zito, Da Sori, Inghirami, Lotti, Leoncini, Tangassi, Giovannoni, Mancini, Topi, Ruggeri, Norchi e Petracchi.

Giuseppe VitiIntorno alla metà dell’Ottocento, più di cinquanta volterrani si trovarono all’estero a vendere gli alabastri. Il più avventuroso della schiera fu Giuseppe Viti, che dopo aver venduto alabastri a New York, Baltimora, Boston, nel 1829 si recò nelle Indie occidentali. Tra il 1841 ed il 1845 giunse in Perù, a  Rio de Janeiro, a Buenos Aires. Rientrato in patria ne ripartì per Bombay. La sorte gli fu particolarmente favorevole. Girando le Indie fece fortunate vendite a Calcutta e a Luknow. Riuscì perfino a diventare Emiro del Nepal e nel 1849 tornò in patria dopo aver accumulato una grande fortuna. Acquistò il Palazzo Incontri,  fondò l’ospizio di mendicità e promosse opere filantropiche nell’interesse della città. Una lapide apposta all’ingresso della Chiesa di Santa Chiara, ricorda la sua azione benefica.

Il movimento dei viaggiatori proseguì anche nel corso dei primi decenni del Novecento. Citiamo, tra gli altri i fratelli Maffei, Giusto Bessi, Ugo Mori e Giulio Gremigni.

I viaggiatori volterrani partecipavano al miglioramento della città, investendo nell’industria, nell’acquisto di beni, in nuove costruzioni, contribuendo alla prosperità generale. Un importante viaggiatore dell’alabastro era stato anche Onorato della Maggiore, alla cui memoria è stato reso omaggio con la dedicazione del parco di Santa Chiara (n.d.r. intitolazione del Parco che celebra anche il benemerito per Volterra, Pio Istituto dei Buonomini).

Le spedizioni dei viaggiatori volterrani non sono state soltanto tipiche per la loro originalità, ma hanno avuto un’importanza notevole nell’intero campo dell’esportazione, perché hanno permesso di entrare veramente nel cuore dei mercati esteri. I viaggiatori dell’Ottocento e del Novecento sono stati pionieri di arte ed italianità.

Teatro in mostraUn TEATRO IN MOSTRA

In Teatro per raccontare e testimoniare il cuore antico della Città che è giunto fino a noi evolvendo: l’estro ed i sogni,  il lavoro e  la maestria di uomini che da sempre hanno abitato un territorio generoso, nel quale nascono fiumi che discendono al mare per versanti diversi, ricco di risorse geologiche impressionanti ed ancora oggi uniche, con materie prime preziose estratte per millenni dal sottosuolo, il sale di Saline di Volterra: puro.

La pietra come protagonista di monumenti simbolo della Città che fu etrusca, romana, medioevale anche risorgimentale con questo teatro e le storiche organizzazioni del commercio per una attività scultorea che vede l’alabastro espressione caratterizzante, anche per buona parte del Novecento.

I maestri scultori, la scuola d’arte, i sopraffini artigiani e le caratteristiche botteghe nella cui polvere certamente si è coltivato il gusto per la lirica .

A Teatro per incontrare il mondo dell’Arte: Volterra di mille ispirazioni nei colori dipinti, nelle pietre che “costruiscono”, nelle luci di tramonti e spettacoli con la musica che ha ispirato realizzazioni di strumenti e sculture, un insieme di volterraneità che costituiscono uno spettacolo di cui il palcoscenico è riconosciuto essere testimone illustre, dal 1820.

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