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Banale chiamarla Festa della Donna

autore: Elisa Favilli
Mimosa 8 Marzo

Il tempo non è sempre galantuomo

Il tempo, contrariamente a quanto si crede, non è sempre un gran Signore. lo attesta la superficialità con cui dimentica la realtà dei fatti, lasciando ai miti e alle leggende il compito di occupare i vuoti di memoria con cui il presente ricerca la natura del proprio essere nei fatti che lo hanno preceduto.

8 Marzo

L’esempio più diretto è l’8 marzo, la Giornata internazionale della donna. Giornata che nasce dalla volontà di riscattare all’inizio del’900 la “Questione femminile”, lo spinoso problema che vedeva le donne ribellarsi alle discriminazioni sessuali, alla differenza salariale e ai soprusi subiti dai datori di lavoro, ma anche la presa di coscienza che senza il riconoscimento del diritto di voto, ogni battaglia sociale, economica e politica sarebbe risultata vana. Il diritto democratico di esprimere la propria preferenza politica, infatti, rappresentava, e rappresenta tutt’ora, la presa di coscienza di riconoscere nell’elettore la maturità, il proprio ruolo sociale, la propria libertà di opinione. La figlia di Eva riscattava il peccato con la conoscenza di sé.

Donna a terraLe Donne

Saranno donne come Clara Zetkin e Corinne Brown dalle pagine della rivista Die Gleichheit e The Socialist Woman, a sollevare il vento della rivoluzione, a chiedere a gran voce il riconoscimento di un giorno dove il confronto politico, potesse offrire alle donne un punto di partenza per affinare le armi contro il sistema maschilista imperante. Il 23 febbraio 1909, a Chicago nasce il Woman’s Day, mentre l’Europa doveva aspettare ancora altri 3 anni per trovare una data che, molto spesso, si rivelò unica per l’opposizione serrata da parte dei governi nel sostenere la rivoluzione. Scattarono manette importanti, una su tutte per la giornalista Sylvia Pankhurst, fondatrice della East London Federation of Suffragettes. Con lo scoppio della guerra le azioni perdono d’intensità, fino all’8 marzo del 1917, quando una manifestazione sulla pubblica piazza di San Pietroburgo, contro la prosecuzione della guerra, vide le manifestanti supportate dai cosacchi, iniziativa che scateno tutta quella serie di eventi che portarono alla Rivoluzione di febbraio con cui cessò l’impero zarista. L’evento scatenate fu scelto come data simbolo nella Seconda conferenza internazionale delle donne comuniste. Sulla linea della madre Russia, il Partito comunista italiano, nel 1922 ne confermò la sua comune celebrazione, ma solo nel 1944, grazie alle donne partigiane, l’evento assunse la dimensione politica e sociale che l’evento meritava.

L’UDI, unione Donne Italiane

Nel settembre 1944, infatti, a Roma nasce l’Unione Donne in Italia (UDI), sostenuta dalle donne militanti del PCI, PSI, Partito d’Azione, Sinistra Cristiana e Democrazia del Lavoro fissarono l’8 marzo 1945, come data ufficiale per festeggiare la donna nelle zone dell’Italia libera, mentre a Londra, veniva approvata e inviata all’ONU una Carta della donna, dove veniva richieste la parità dei diritti e del lavoro. Con la fine della guerra, l’8 marzo 1946 fu celebrato in tutta l’Italia e la mimosa ne divenne il simbolo ufficiale, su un’idea di Teresa Noce, Rita Montagnana e Teresa Mattei.

Borsa da donnaIn controtendenza

La conquista però era ben lontana dal dichiararsi vittoria. Sotto il governo Scelba (1954-1955) la rivista ufficiale dell’Unione Donne Italiane, Noi donne, e la distribuzione delle mimose furono considerate atti che turbavano l’ordine pubblico. La rivoluzione fa paura, scardina le certezze stoiche, dichiara che il Re è nudo. Nel 1959 le senatrici Luisa Balboni, PCI, Giuseppina Palumbo e Giuliana Nenni, PSI, presentano una proposta di leggere per rendere la giornata della donna una festa nazionale, ma la loro azione rimase sulla carta.

La spinta degli anni ’70

Sono gli anni’70, con la determinazione delle Femministe che la battaglia diventa scontro diretto. Le piazze diventano veri e propri campi si battaglia. A Campo dei Fiori, la piazza dominata dalla statua di Giordano Bruno, l’8 marzo del 1972, le manifestanti esposero cartelli dove si chiedeva la liberazione dell’omosessualità,  si dichiarava il matrimonio prostituzione legalizzata, mentre si diffuse un volantino dove si rivendicava il diritto assoluto della donna, e non dello Stato e della Chiesa, di gestire l’intero processo della maternità, l’aborto doveva uscire dall’illegalità delle pratiche barbare che il sistema ufficiosamente tollerava ma pubblicamente dichiara barbaro e incivile. Alla polizia fu dato ordine di caricare.

2021, siamo sicuri che questa data sia solo una stupida frivolezza?

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