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Violenza contro le donne

Il telefono non squilla

“La cosa che più sconvolge è il silenzio. Il telefono non squilla. Un attimo prima della quarantena si contava una vittima al giorno, mentre adesso tutto sembra improvvisamente svanito nel nulla” sono le parole di Sara Cariano, la mamma di Ilaria Leone, fondatrice e sostenitrice di IAIA associazione impegno antiviolenza di Castagneto Carducci. La intervisto perché sembra paradossale scoprire come la pandemia abbia improvvisamente offuscato uno delle piaghe sociali più incredibili del nostro secolo, il femminicidio. D’improvviso la morte sembra essersi stancata delle sue vittime quotidiane, liberandosi del rosso, delle spiegazioni morali e antropologiche del concetto di possesso, privilegiando l’anonimato di vittime che nella moltitudine dei numeri perdono la soggettività del loro essere.

femminicidioHo provato a sondare il terreno, bussando alle porte di un’associazione che dal 2013 si è schierata contro la violenza, offrendo alle donne un punto di ascolto dove offrire un sostegno psicologico e legale per armarsi contro un vissuto quotidiano distorto e innaturale. È un volano che, h 24, mette in relazione ogni richiesta d’aiuto con gli operatori delle associazioni e centri anti-violenza che operano all’interno del nostro territorio e non solo.

“Prima del Covid-19, devo esser sincera, mancavano braccia e orecchie per poter rispondere alle richieste inviateci. Adesso tutto sembra essere sospeso. Sarebbe bello credere che la paura concreta di morire, il bisogno viscerale di fare i conti con noi stessi o il tempo meditativo in cui questo virus ci obbliga a riflettere sulla nostra condizione umana, abbia offerto alla mente dell’aguzzino di redimersi o di tramutare una violenza fisica in un gesto d’amore, ma purtroppo non è così. Credo che le richieste d’aiuto si siano affievolite per la paura reale e concreta di dover vivere in una reclusione forzata ma paradossalmente sicura: il carnefice non compie il gesto estremo solo perché non potrebbe avere alibi. La casa è lo spazio fisico e finito dove trascorriamo la quarantena, luogo che non possiamo condividere con altri al di fuori del nucleo familiare, difficile scaricare la responsabilità su altri o occultare le prove o, peggio ancora il cadavere della vittima”.

Qual è il profilo medio della donna che si rivolge a Voi?

violenza“La violenza non ha un profilo ben definito, non prega un Dio particolare o sceglie un’etnia a sfavore di un’altra. È violenza. Da noi arrivano tante donne italiane quante straniere. Se dobbiamo fare una stima generale, possiamo affermare che le donne che subiscono più facilmente azioni violente sono coloro che non possono contare su un reddito personale, le casalinghe, di età compresa tra i 30 ai 50 anni, donne che, purtroppo, iniziano il percorso con noi ma nel momento in cui devono passare ai fatti legali, si perdono dentro la paura di non essere autosufficienti rispetto ai bisogni materiali della vita. Spesso, per troppe, la violenza è meno spaventosa della solitudine, come un livido è meno brutto della incapacità di mettersi in gioco e sopravvivere con le proprie forze”

In questo momento metafisico, dove l’alienazione vince sulla forza della relazione umana, come si può rompere la campana di vetro e dare sicurezza a queste fragili farfalle?

“Chiamatici. 324 6187613, siamo in ascolto 24 h su 24 h. Il virus ha rallentato il mondo, ma non ha tolto la voce alla verità e al diritto di giustizia. Tornate ad essere consapevoli del fatto che c’è una risoluzione al problema, che non siete voi sbagliate o, peggio ancora, degne di subire e ricevere violenze fisiche e psicologiche. Rompete il silenzio, non siete sole, mentre ricordiamoci tutti di non abbassare la guardia, la violenza vince la dove le parole non si esprimono”.

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