Giovanni ed io camminavamo verso il campino, sabato verso le 10,00. I rumori di fondo erano le macchine e i motorini, ma in prossimità del posto abbiamo sentito un vociare allegro di bambini e musica sparata ad alto volume dalle casse; avvicinandoci abbiamo avuto l’impressione di entrare in un microcosmo a sé stante.
È stato questo il nostro primo approccio al campino del 30, un campo da basket in via Napoli davanti all’istituto Scientifico E. Fermi, voluto dai genitori e dagli amici di Gabriele Patisso, un ragazzino di nemmeno dodici anni, “portato via” cinque anni fa da una gravissima patologia autoimmune misconosciuta, probabilmente il primo e unico caso in Italia.
La sua famiglia da quattro anni organizza con l’aiuto della locale società di Basket Cecina e di tanti amici e appassionati di questo sport, e con il patrocinio del Comune di Cecina, un torneo di basket “Un sogno, un canestro” con ragazzini nati dal 2008 al 2015 e anziché mettere in competizione i giocatori durante le partite, a fine torneo, premia, di ogni squadra, il bambino più appassionato e grintoso, grazie all’aiuto degli allenatori.
Questo per omaggiare Gabriele che era un giocatore in erba, amante del basket, che non si risparmiava nel gioco, e non solo, era anche uno scout entusiasta.
Al lato del campo, è stato allestito un gazebo dal quale un caro amico e allenatore di Gabriele, dava informazioni circa il torneo, che si è svolto dalla mattina al tardo pomeriggio sabato 14 settembre; spronava i giovani atleti e invitava le persone a comprare i biglietti della lotteria in vendita.
Stefania e Stefano, i genitori di Gabriele e di Francesca, ci sono venuti incontro sorridendo, ci siamo abbracciati, abbiamo provato a ricacciare indietro le lacrime che inevitabilmente sarebbero arrivate, di lì a poco, quando abbiamo insieme presentato brevemente lo scopo del torneo e la nostra Sui passi di Ale OdV.
Da quattro anni a questa parte il ricavato della vendita dei biglietti della lotteria e della raccolta di libere offerte, viene devoluto per metà alla Fondazione dell’Ospedale del Bambin Gesù di Roma, dove è stato curato Gabriele e per l’altra metà ad una associazione di volontariato del nostro comune, quest’anno, per l’appunto a Sui passi di Ale.
Sono rimasta colpita dalla dignità di questa famiglia, probabilmente la stessa che caratterizza tutte le famiglie che si trovano ad affrontare un simile strappo come la morte di un figlio in giovane, giovanissima età, che ha deciso di non arrendersi e spegnersi nel dolore, ma di reagire e dare un senso alla disperazione, mettendosi a disposizione degli altri, che purtroppo potrebbero dover affrontare il percorso di una malattia rara.
In quell’angolo di Cecina, nel quale si possono vedere spesso ragazzi contendersi la palla per andare a canestro, si è concretizzato un piccolo miracolo, la scelta di molti atleti di giocare per Gabriele e perché ci si diverte e dei genitori di accompagnare e sostenere la lotteria e fare il tifo ai lori figli, ma senza clamore, quasi in sordina, con tanto amore e tanta emozione, così forte da far sentire la presenza di Gabriele e di Alessandro in mezzo a noi.